«Cruciale agire tempestivamente, prima dell’arrivo delle piogge».
La stagione degli incendi si sta allungando in ogni parte del mondo e c’è una stretta connessione con i cambiamenti climatici. Più il clima è secco e caldo, più è facile che gli incendi si propaghino rapidamente e diventino sempre più difficili da domare.
Secondo i dati diffusi dalla Regione Campania, nel 2023 ci sono stati 1.624 incendi (boschivi e non boschivi) che hanno danneggiato 1.836,22 ettari di bosco e 1.609,85 ettari di altre tipologie di vegetazione quali pascoli, incolti e colture agrarie prossime ai boschi. Ma gli incendi boschivi lasciano dietro di sé danni ben più estesi di quanto si possa immaginare. «Oltre alla distruzione immediata della vegetazione, i fuochi alterano profondamente il nostro ambiente, creando condizioni che rendono le aree a valle di quelle incendiate particolarmente vulnerabili alle alluvioni, specialmente con l’arrivo delle prime piogge. È essenziale comprendere come queste dinamiche influiscano sul dissesto idrogeologico e quali misure adottare per prevenire ulteriori danni» spiega Egidio Grasso, presidente dell’Ordine dei Geologi della Campania.
Quando un incendio devasta una zona, le conseguenze sono immediate e gravi. Prima di tutto avremo la scomparsa della vegetazione, gli alberi perdono le chiome e il sottobosco viene distrutto, privando il terreno della protezione naturale contro l’erosione. Ne consegue l’alterazione fisica del terreno, poiché le alte temperature possono modificarne la struttura e ridurre la sua capacità di assorbire l’acqua, accentuando il rischio di deflussi rapidi e alluvioni. «Questi cambiamenti trasformano il terreno in una superficie particolarmente vulnerabile all’azione delle piogge, rendendo le aree colpite dagli incendi più suscettibili a fenomeni di dissesto idrogeologico, come frane e colate detritiche» aggiunge Grasso. Le aree interessate da incendi sono quindi molto più vulnerabili all’erosione, senza contare che i residui dell’incendio, come rami e tronchi, possono ostruire ponticelli, pozzetti e attraversamenti stradali, aggravando il problema e aumentando il rischio di inondazioni locali.
Per ridurre i rischi di alluvioni e, più in generale, del dissesto idrogeologico è cruciale agire tempestivamente. Prima di tutto con la pulizia delle aree colpite, rimuovendo i residui dell’incendio come rami e cespugli dai corsi d’acqua, evitando che possano ostruire il deflusso dell’acqua durante le piogge. Vanno poi verificati gli attraversamenti stradali, assicurandosi che i canali di scolo siano funzionanti e liberi da ostruzioni, permettendo un deflusso regolare delle acque. E infine, realizzare un aggiornamento dei piani di emergenza: rivedere e aggiornare le carte del rischio idrogeologico nei piani comunali per riflettere le nuove condizioni del territorio post-incendio. «Riaggiornare le carte del rischio idrogeologico significa riperimetrare le aree già cartografate, tenendo conto di quelle colpite duramente dall’ultimo incendio» precisa Grasso. «In questo modo, si ampliano le zone a rischio oppure se ne aggiungono di nuove, così da non farci cogliere impreparati in caso di allarme meteo».
La sfida maggiore arriva quindi con le prime piogge, quando le aree incendiate, prive di vegetazione, diventano estremamente vulnerabili. «È fondamentale non solo intervenire subito dopo l’incendio, ma anche prepararsi in anticipo per gestire l’arrivo delle piogge. Mantenere i corsi d’acqua puliti e aggiornare le informazioni sui rischi idrogeologici sono passi cruciali per proteggere le comunità e ridurre i danni futuri. Agire con prontezza e preparazione può fare la differenza tra la gestione efficace e la devastazione causata da eventi naturali intensificati dalla combinazione di incendi e piogge» conclude il presidente dell’Ordine dei Geologi della Campania.